L'angolo dell'ultimo libro letto

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    Armada, di Ernest Cline (2015)

    Inevitabile che dopo il successo planetario di Ready Player One si tentasse il bis, peccato che il libro è costruito (non mi viene in mente un termine migliore) praticamente con lo stampino: citazioni nerd a manetta (ne ho colte un 80% circa), anni 80 come se piovessero, trama ripresa quasi pari pari da Giochi Stellari, gaming online, un po' di technobabble e avvenimenti che procedono a rotta di collo tra fughe precipitose, battaglie stellari all'ultimo sangue, l'inevitabile manic pixie dream girl che funge anche da hacker pret-a-porter, un po' di sano patriottismo ammerigano ma con un tocco di complottismo e un finale che più tirato via non si può (sembra proprio che l'autore si sia stufato e abbia detto, "vabbè, 'o dimo"), con un goffissimo aggancio per un possibile sequel.

    La prima volta andava bene ed era pure divertente anche per il sottofondo distopico, la seconda volta è già "formulaic", ma c'è di buono che scorre liscio liscio e si legge in breve tempo...
     
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    Kafka sulla spiaggia, di Haruki Murakami (2002)

    E cos'è l'estate senza un bel romanzone di Murakami? 😁

    Devo dire che ne avrei anche un po' le scatole piene, del suo "realismo magico", dei suoi personaggi un po' tutti uguali (tutti bravi, acculturati, raffinati, benvestiti ecc. ecc.), ma va detto che in questo libro perlomeno ci si allontana un minimo, visto che uno dei suoi personaggi, il camionista Hoshino, è un po' un tamarro già teppista motociclista, che veste camicie hawaiane, apprezza la compagnia di fanciulle di facili costumi (la zoccola studentessa di filosofia che mentre fa i pompini spiega il pensiero di Sartre è forse il momento più comico del libro) e tifa i Chunichi Dragons, però progressivamente si "redime" a suon di musica classica.

    Vabbè, diciamo che ho fatto parecchia fatica a finirlo, specialmente le ultime 50/60 pagine non mi finivano più: e se la parte iniziale con la fuga del quindicenne Tamura perseguitato da un'edipica "profezia" e la "quest" dello stupido Nakata, un vecchietto col dono di parlare coi gatti e far piovere frutti di mare assortiti, è relativamente interessante (spoilerone:
    Tamura e Nakata sono in realtà la stessa persona
    ), quando si inizia a parlare di spiriti, di pietre, di passaggi da "aprire" o "chiudere" e di creature soprannaturali da fare a fettine come fossero cetrioli la poesia finisce e inizia la noia.

    Inaspettati certi inserti quasi hentai, come la zoccola di cui sopra o le avventure di Tamura prima con la giovane Sakura e poi con la milfona signora Saeki, ma si sa che i giappi col sesso hanno un rapporto diverso dal nostro.

    E vabbè, d'ora in poi basta con Murakami: mi piacque molto Norwegian Wood, ma da allora niente, quindi tanto vale passare ad altro...
     
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    Ho un po' cercato di trattenermi, perché di questo passo ho la netta sensazione che finirò a rileggere gli stessi libri per i prossimi vent'anni (ci arriverò ai 70? ne dubito, ma vedremo), però in questo clima vacanziero volevo concedermi una lettura che so già essere piacevole, e quindi mi son riletto la trilogia delle Cronache di Cadwal, di Jack Vance.

    In questi primi giorni di ferie in cui sono stato per lo più impegnato col giardinaggio, trascorrere il tempo libero in compagnia delle avventure di Glawen Clattuc s'è rivelato ben più che rilassante.

    Certo, van fatti dei distinguo: se il primo Stazione Araminta è sicuramente il migliore dei tre, per ricchezza della trama (quando parte è quasi un teen drama, poi gli intrighi interplanetari prendono il sopravvento) e varietà dei personaggi, il secondo (I segreti di Cadwal) offre un inopinato cambio di punto di vista (Wayness Tamm, il love interest di Glawen, in una missione sulla Vecchia Terra alla caccia della Carta della Conservazione) e un po' d'azione che non guasta mai. Il terzo (Throy, il terzo continente) è purtroppo il peggiore: netta è la sensazione che il buon Vance si fosse un po' stufato dell'ambientazione e dei personaggi e abbia cercato (forse sotto obbligo contrattuale, o forse solo per guadagnarsi la pagnotta) la via più breve per chiudere un po' di loose ends e dare una degna conclusione alla vicenda.

    Ovviamente, essendo libri di Vance, ricorrono un po' sempre le stesse tematiche: una società aristocratica e sclerotizzata, un eroe/antieroe che deve farsi strada al suo interno, una razza semiumana bellissima quanto pigra ed infida (una sfida smaccata al sempiterno mito del "buon selvaggio"?), personaggi femminili bellissimi quanto impenetrabili e pericolosi, e tutto un profluvio di quelli che io chiamo "momenti-marocchino", in cui l'eroe di turno deve sfuggire agli imbrogli di qualcuno che cerca di spillargli quattrini.

    E vabbè, la prossima rilettura quale sarà? Probabilmente la trilogia di Alastor, però è un piacere che va centellinato, probabilmente se ne riparlerà in occasione delle prossime ferie... 😁

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    102 bombe H, di Thomas Disch

    Di Urania, Galassia o similari ne ho pieni lettori ebook, tablet e smartphone, se volessi mettermi a leggermeli tutti non mi basterebbero tre vite, quindi la scelta è quasi casuale. Tanti anni fa mi piacque molto La Strega, sempre di Disch (ricordo ancora la recensione di Dispenser, l'unico programma radiofonico che abbia mai seguito con un minimo di regolarità) quindi mi son detto "proviamo".

    E' una vecchissima raccolta di racconti (ha la mia età, praticamente), quindi tante tematiche sono vintage (fra cui il racconto che dà il titolo alla raccolta, tutto a base di telepatia, viaggi nel tempo e minacce nucleari), altre volte si va sul comico (se non grottesco), mentre l'ultimo racconto della raccolta, a base di poteri magici, streghe e atmosfere gotiche, rimanda appunto al libro che lessi tanto tempo fa (ne sembra quasi una prima bozza).

    Insomma, di tutto di più, una lettura disimpegnata buona giusto per gli amanti della fantascienza (ma non solo) vintage e per i periodi vacanzieri di caldo atroce come questi, con uno stile mediamente piacevole e tematiche a tratti "cattivelle" (scordarsi l'ottimismo o i contrasti manichei alieni cattivi/terrestri buoni tipici di tanti autori degli anni 50-60).
     
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    Gomorra e dintorni, di Thomas Disch

    No, Saviano non c'entra niente, è un vecchio romanzo di fantascienza di genere postapocalittico degli anni '60, e se devo dirla tutta m'ha lasciato parecchio indifferente.

    Stavolta l'apocalisse viene dalle Piante, una forma di vita vegetale che distrugge l'ecosistema provocando l'estinzione di tutte le forme di vita animali e vegetali, resta giusto un gruppuscolo di sopravvissuti guidati da un fanatico religioso, che fa di tutto e di più per sopravvivere.

    Le cose vanno di male in peggio, ci sono gli inevitabili contrasti personali tra i vari sopravvissuti, poi un barlume di speranza perché gli invasori sembrano aver ottenuto quel che volevano e se ne vanno, peccato che l'umanità è condannata comunque all'estinzione e uno si chiede "ma perché cavolo mi son dovuto sciroppare pagine e pagine di scontri tra personalità, vendette incrociate, manie religiose, corna e controcorna ecc. se tanto alla fine crepano tutti?".

    E forse l'unica vera attrattiva del libro è quella di mostrare gli "invasori" come pressoché disinteressati alle sorti dell'umanità, trattata né più né meno di un'infestazione da sradicare, intenti solo alla loro opera di "coltivazione" e "raccolto", un lascito dell'orrore cosmico di lovecraftiana memoria (son fissato, lo so) in cui l'umanità è alla mercé di forze enormemente più potenti.

    E vabbè, per la prossima lettura estiva si cambia senz'altro genere ma soprattutto autore...
     
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    La quinta porta, di Jack Rhys

    Ennesimo vecchio Urania, ennesima rilettura, ennesimo ricordo infantile (Anno 1983, edicola di fronte alla nostra casa al mare a Marina di Grosseto, il me stesso undicenne che contempla un po' di copertine di Urania, che chissà perché invariabilmente mi facevano cagare sotto dalla paura, poi con eroico sforzo sconfiggo la paura e prima che l'edicolante mi avverta che o lo compro o lo lascio lì riesco a leggere le prime 2/3 pagine di questo romanzo).

    Niente di che, va detto: un'idea tutto sommato decente sommersa da una serie di intrighi politici abbastanza banali e da una love story supremamente prevedibile. Rileggendolo mi sono immaginato chissà perché i protagonisti nelle vesti dei pupazzi delle serie inglesi di fantascienza tipo Thunderbirds, perché l'ambientazione è british (russi e americani vengono citati giusto di passaggio) e il milieu tutto sommato è quello.

    Finale inesistente, si capisce che l'autore non sapeva più cosa inventarsi e ha chiuso un po' a casaccio.

    Insomma, lettura estiva dimenticabilissima, un po' di fascino vintage e finita lì.
     
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    Essì, Jack Vance è un po' il mio Dickens, le opere che non ho letto le centellino perché un futuro in cui non avrò più nulla di Vance da leggere mi preoccupa un po', però era decisamente ora di attaccare il ciclo della Terra Morente.

    Anche perché un paio di pezzettini li ho già letti in passato in due diverse antologie ("Lian il Viandante" e "Flutic"), mesi fa ho provato ad attaccare "Rhialto il Meraviglioso" così d'emblée con scarsi risultati e insomma era giunta l'ora di far le cose per benino.

    Due parole d'introduzione col copia e incolla:

    "Le storie del ciclo sono ambientate in un futuro remoto in un momento in cui la Luna è scomparsa e il Sole è quasi completamente esaurito, la sua luce spesso si affievolisce minacciando di spegnersi per sempre, prima di tornare a brillare fiocamente.

    La Terra è generalmente deserta e fredda, infestata da vari mostri (spesso creati da un mago delle ere precedenti) e da strane piante e animali, punteggiato qua e là dalle rovine di civiltà antiche, e da città che ospitano le civiltà superstiti. La popolazione umana è in via di costante diminuzione ed è in gran parte sopraffatta da un'attitudine fatalista. In gran parte vive in edifici costruiti molto tempo prima, in vari stati di degradazione, squallore o lussuria. Molte persone usano tecnologie o magie create nelle ere passate di cui non comprendono più il funzionamento. La linea di distinzione tra la tecnologia creata dalla magia e quella creata dalla scienza è confusa e viene suggerito che alla fin fine magia e tecnologia sono indistinguibili. I personaggi delle storie sono consapevoli di vivere su una "Terra morente" e spesso fanno riferimenti noncuranti e nichilistici sul fatto che al pianeta non resta più molto da vivere, dando per scontato che ben presto il Sole si esaurirà, anche se non viene mai indicato quanto esattamente resta alla Terra da vivere, potrebbero essere solo decadi o magari ancora migliaia o milioni di anni
    ".

    Nel weekend mi son letto la prima raccolta di racconti Il crepuscolo della Terra (The Dying Earth, 1950), lì da dove tutto è partito: devo dire che m'è piaciuto, anche perché per una volta almeno alcuni dei personaggi son più eroici ed altruisti del personaggio medio vanciano, l'immaginazione c'è tutta, l'ambientazione pure e insomma è un bel leggere, anche se in fondo son sempre una serie di racconti interconnessi in maniera abbastanza labile.

    Poi ho attaccato (e finito) il secondo libro, vale a dire Le avventure di Cugel l'astuto (The Eyes of the Overworld, 1966), e qui il registro cambia parecchio, se non altro per via del protagonista, che è il tipico antieroe vanciano.

    Copio e incollo per pura pigrizia: "Autosoprannominatosi "l'astuto", Cugel è il classico antieroe vanciano. Sebbene si vanti di essere un esteta e si ritenga superiore a chi lo circonda, nelle sue azioni è un bugiardo, imbroglione, ladro impenitente, codardo senza vergogna, ciarlatano, egoista, avido e così via. Spesso tenta di sfruttare chi lo circonda, ma altrettanto spesso è a sua volta la vittima di un imbroglio. Il soprannome "l'astuto" è almeno in parte un titolo ironico. Nonostante si vanti di essere un seduttore di donne, in un racconto ne scambia una con dei banditi in cambio d un salvacondotto, in un altro racconto ne abbandona un'altra ad annegare e non fa niente per tentare di evitare la distruzione del suo villaggio. Tratta comunque così anche gli uomini. Per esempio con la complicità di un prete inganna cinquanta pellegrini nel compiere un futile pellegrinaggio, in modo da poter essere accompagnato nell'attraversamento di un pericoloso deserto. Solo quindici sopravviveranno al viaggio. D'altra parte mostra una genuina preoccupazione per il più altruista dei pellegrini, cosa che sorprende anche lui".

    E sì, è pur sempre Vance e quindi son tematiche che gli piacciono molto, però avere come protagonista un ladro e imbroglione che passa tutto il tempo a farsi derubare e imbrogliare a sua volta (uscendone quasi sempre per il rotto della cuffia, spesso per pura fortuna) alla fin fine è stancante, anche perché aggiunge un tocco di prevedibilità alla lunga sgradevole. E poi il trattamento dei personaggi femminili (mai stati un punto di forza di Vance) lascia un po' così, visto che in paio di punti ci sono praticamente degli stupri (tentati o riusciti) e sarà forse un problema di diversa sensibilità rispetto agli anni '60, ma oggi come oggi lasciano abbastanza basiti.

    E vabbè, siccome non ne avevo abbastanza ho infine attaccato il terzo libro della serie, La saga di Cugel (Cugel's Saga, 1983): son sempre racconti autoconclusivi ma più collegati del solito l'uno all'altro. Sarà che con gli anni Vance ci aveva preso più la mano ma i personaggi sembrano più approfonditi, le trame si dipanano in maniera meno meccanica e semplicistica ed anche il buon (?) Cugel sembra avere un po' più di sale in zucca.

    Insomma, son quasi a metà e per ora mi piace abbastanza, chissà quando avrò il tempo di finirlo...
     
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81 replies since 6/10/2015, 19:37   753 views
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